“Il karate è una delle arti marziali più raffinate, chiunque si vantasse di quante assi o tegole può rompere con un colpo della mano ha una visione molto limitata di questa disciplina. Quella è solo la dimostrazione del tipo di forza che si può acquisire con la pratica”.
Questa frase del M° Funakoshi, chiarisce in modo eloquente il senso della pratica del karate. Vediamo come riuscire a far diventare le nostre tecniche più raffinate possibili. Tutte le discipline sportive hanno un comune denominatore: i movimenti devono essere eseguiti rispettando la fisiologia degli apparati e degli organi preposti al movimento. Inoltre i movimenti devono essere collegati e relazionati alle leggi della Fisica, della Dinamica e della Statica. In ambito sportivo, tutto questo genera la tecnica che ogni disciplina gestirà in modo specifico. Eseguire tecnicamente un movimento o un esercizio di qualunque sport o disciplina, significa utilizzare la muscolatura in modo che si sviluppi un gesto armonico e preciso. La raffinatezza del gesto è data da una proporzionalità diretta tra armonia e precisione. Arrivare ad un gesto raffinato, nel karate è un traguardo per pochi. Vediamo di capire perché, e soprattutto chiarire cosa si intende per armonia e precisione. Sappiamo che tutto il lavoro che compie il nostro corpo, dal camminare a correre, saltare e così via, è generato dai muscoli che uniti tramite i tendini alla componente passiva del nostro corpo, le ossa, con la loro contrazione ed espansione (allungamento), permettono il movimento. I muscoli preposti a questo sono detti volontari perché sotto il diretto controllo del sistema nervoso.
Più è grande la capacità di gestire la contrazione e l’allungamento dei muscoli più siamo raffinati e precisi. Possiamo ricordare per comprendere meglio che in ambito di coordinazione generale tutto questo viene definito “capacità di destrezza fine”. Quindi per raffinato intendiamo un movimento elegante, privo di tutto ciò che lo può imbruttire, far diventare grossolano, impreciso e di sicuro molto approssimato. Quasi sempre le imprecisioni tecniche sono legate a tensioni muscolari sbagliate dove il corpo è sempre troppo contratto anche dove non serve. Inoltre per il fatto che l’energia della tecnica può essere espressa al meglio solo con un corretto lavoro sulle anche, quando questo viene a mancare scade anche l’armonia del gesto. Migliorare nel tempo l’uso delle anche è l’obiettivo dei praticanti più attenti. In questa zona si uniscono le due componenti che producono energia, quella inferiore che sono le gambe e quella superiore tronco e braccia. Le anche saldano fra loro le due componenti in modo che da questa unione, nel momento di massima espressione della tecnica, tutte le catene muscolari possono essere attivate correttamente. Questo concettualmente è facile, ma molto complesso da un punto di vista del movimento. Di nuovo ci troviamo a parlare nell’ambito del karate, della grande differenza che esiste tra la teoria e la pratica.
Per farla breve ciò che è difficile è tradurre le parole in fatti concreti. Facile è capire l’importanza di attivare correttamente le catene muscolari, complicato è sentire se durante il movimento riusciamo a farlo. Questo fa riflettere sul fatto che l’armonia e la precisione che come abbiamo detto sono l’unico mezzo per generare una tecnica raffinata, dipendono principalmente da come riusciamo ad elaborare le sensazioni che ci inviano le tensioni muscolari. Ripeto, è difficile ma purtroppo in senso buono, raggiungere l’obiettivo di riuscire in un gesto raffinato dipende proprio da questo. Quando osserviamo l’esecuzione di un kihon o di un kata, l’occhio esperto e sensibile riesce a valutare se ci sono contrazioni isometriche eccessive.
Nella tecnica singola è più facile accorgersi quando l’energia è spesa a vuoto e questo diventa più evidente in una sequenza o in un blocco di un kata. La capacità di portare a termine una tecnica prima di eseguirne un’altra, dipende da come riusciamo ad alternare la contrazione e l’espansione dei nostri muscoli uniti ad una respirazione adeguata. In assenza di queste qualità, assistiamo ad una sequenza di movimenti che si fondono l’uno con l’altro e nella visione, l’unica sensazione che ha l’osservatore preparato è quella di notare un gesto grossolano spesso privo di significato. Non a caso il ritmo giusto di un kata è legato alla corretta alternanza delle tecniche. Spesso le parate sono approssimate per dare spazio ad un pugno molto forte, portato con tanta energia, ma svuotato della raffinatezza del gesto di karate. Nelle esecuzioni delle tecniche così come nei kata, sappiamo che ci sono dei momenti di grande intensità (forza esplosiva) che trovano la loro massima espressione nel kiai. Bene!.
A questo punto ci troviamo di fronte ad un problema che spesso è causa di continue diatribe tra l’aspetto sportivo e quello tradizionale. Nel karate tradizionale, la tendenza è orientata verso esecuzioni forti, dove l’impegno muscolare è molto alto. Proprio per questo, se non si presta attenzione si rischia di far lavorare i nostri muscoli con sollecitazioni anomale, che nel tempo creano problemi di salute. E questo si verifica soprattutto quando il livello tecnico non è tale da permettere una corretta compenetrazione tra armonia e precisione e quindi raffinatezza con la giusta dose di forza. Allora non possiamo associare la pratica del karate alla salute del nostro corpo. Nella componente sportiva, forse i rischi di incorrere in un lavoro sbagliato è meno probabile dato che ormai a parte qualche caso sporadico, si lavora in modo più fluido, dove le tensioni muscolari sono gestite e controllate con sistemi tendenti a migliorare qualità come velocità ed esplosività in assenza di contrazioni eccessive ed esasperate. Quindi la raffinatezza del gesto del karate prescinde dal suo utilizzo. Non è un problema di karate sportivo o tradizionale. Lo sforzo di chi si dedica con devozione allo studio di questa disciplina deve essere orientato a capire se il lavoro sviluppato è utile per migliorare tutte le qualità che sono state associate con grande entusiasmo alla pratica del karate non a caso definita arte.
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