In ogni situazione della vita di tutti i giorni, lavorativa, sportiva o altro, nelle continue relazioni che abbiamo con le persone, dovremmo utilizzare il comune denominatore a tutti noto anche se a volte poco praticato che è l’educazione.
La buona educazione migliora sensibilmente i rapporti umani, li arricchisce di contenuti e soprattutto accresce la disponibilità del singolo a continuare il cammino in questa direzione. Nella pratica del karate inteso come disciplina marziale, è richiesto il rispetto di alcune regole che tutti i praticanti devono osservare, che sono l’espressione di un’educazione estremamente profonda.
Durante la lezione, il gruppo può coesistere senza problemi anche in numero elevato solo se le regole sono da tutti condivise e rispettate, maestro compreso. Egli deve essere sempre d’esempio anche se sorveglia perché tutto sia attuato nei modi dovuti.
L’accettazione delle regole, vuole essere una sana auto imposizione e una condizione nella quale non ci si deve sentire mortificati, bensì deve essere un momento da vivere in armonia con il luogo dove si studia la disciplina, i compagni e il maestro. Questa è la condizione necessaria per un apprendimento corretto, sia per il neofito che per il praticante più anziano.
Tramite la ricerca di un perfezionamento tecnico nel rispetto reciproco, si arriva a migliorare globalmente il carattere e la personalità anche nei meno predisposti.
L’elenco delle regole che segue, vuole essere di aiuto al neo iscritto per muoversi meglio all’interno della nuova realtà da lui scelta liberamente, per gli altri più avanti nella pratica, è utile come ulteriore riflessione per un proseguo decisamente migliore.
Dojo
Il luogo dove si pratica il karate si chiama dojo (jo: luogo, do: via da seguire).
Il dojo è il posto più importante per un karateka, il quale prima di entrare e di uscire fa il saluto in segno di rispetto in posizione musubi dachi (posizione eretta con i talloni che si toccano e le punte dei piedi divaricate di circa 30°). Col tempo anche il principiante si renderà conto che l’apprendimento e il comportamento sono subordinati a molti fattori tra cui il tipo d’atteggiamento e d’insegnamento del maestro.
Attrezzatura
Le ciabatte, protezioni e attrezzatura varia per l’allenamento, vanno messi in modo corretto e ordinato nel posto stabilito, perchè in un luogo dove tutto diventa occasionale e c’è confusione si lavora male e l’essere disordinati fa pensare di non avere la consapevolezza di quello che si fa e della realtà che si vive.
Cura di sé
Avere sempre cura del proprio corpo e non indossare orologi, collane, bracciali, orecchini o altro durante la pratica per un fatto di etica e di incolumità altrui e personale. Peraltro, considerare che nel karate non serve nessun abbellimento.
Puntualità
Fare sempre il massimo sforzo per arrivare puntuali alla lezione.
Un eventuale ritardo deve avere sempre una valida motivazione.
Se si arriva nel momento del saluto o dopo di esso, rimanere in musubi dachi o in seiza (posizione seduti sui talloni) in silenzio all’ingresso del dojo e attendere il permesso di entrare. Una volta ottenuto, entrare con discrezione, fare il saluto al dojo e al maestro.
A tale proposito è bene ricordare che i saluti tradizionali vanno eseguiti con cura ma non bisogna abusarne.
Sostare oltre il tempo dovuto negli spogliatoi e arrivare in ritardo alla lezione, è scorretto nei confronti dei compagni, del maestro e verso se stessi.
Attenzione
Ascoltare sempre attentamente e senza interrompere le spiegazioni rimanendo in una posizione corretta, senza appoggiarsi al muro o ai compagni.
Sempre per educazione e rispetto, quando il Maestro spiega, si deve guardare e ascoltare solo lui. Se si devono fare domande, attendere i momenti opportuni, in modo da non interrompere bruscamente la lezione e la concentrazione degli altri.
Nessuno durante la lezione può fermarsi o lasciare il dojo senza permesso.
Bere
Durante la lezione non si dovrebbe bere o assumere altri integratori. Questo si può fare ad inizio o fine lezione.
In condizioni di stress maggiore dovuto ad allenamenti intensi, temperatura elevata o altro, col permesso del Maestro e solo nelle brevi pause ci si può dissetare facendo avvenire il tutto nel modo più discreto possibile, bevendo a piccoli sorsi e sempre di spalle ai compagni.
Se non si hanno particolari problemi di salute, anche come verifica personale, non bere durante la lezione serve per un minimo di sana sofferenza, che aiuta a formare il proprio carattere fino ad essere capaci di vincere il richiamo della sete. Per gli agonisti può aiutare a capire il proprio limite come resistenza all’affaticamento.
Silenzio
Non parlare col partner negli esercizi a coppia ed avere per lui il massimo rispetto indipendentemente dal grado. Se l’esercizio da svolgere non è stato ben compreso, non si deve instaurare una discussione, bensì chiamare il maestro. Durante l’allenamento si devono sentire solo i rumori propri della pratica e la voce del Maestro.
Umiltà
Non stancarsi mai di provare un movimento o una tecnica a lungo, perchè proprio quando credete d’avere capito, vi accorgete di sbagliare. Nella pratica del karate si deve coltivare e migliorare solo una qualità: l’umiltà.
Concentrazione
Lasciate fuori dal dojo i piccoli problemi quotidiani, altrimenti distolgono la vostra concentrazione e vi fanno rendere di meno e comunque quando uscite li trovate di nuovo. Del resto, se fossero stati gravissimi non sareste venuti alla seduta di allenamento.
Rispetto
Le cinture nere, con il loro comportamento, devono dare il giusto esempio ai livelli più bassi ed essere pazienti se non comprendono bene l’esercizio o la tecnica da svolgere. Ricordare che tutti siamo stati dei principianti.
Le cinture più basse e i nuovi praticanti, spesso sono affidati ai Senpai o agli Allenatori designati dal Maestro. Per loro devono avere il massimo rispetto. Se hanno dei dubbi, in un secondo momento li possono esternare al Maestro.
I giusti obiettivi
Si entra nel dojo col proposito di imparare il karate e non per conseguire la cintura più alta. Se si lavora bene e con umiltà i gradi aumentano conseguentemente. Un modo utile è quello di non sentirsi mai troppo bravi.
Rispetto dei ruoli
Gli allievi possono correggere eventuali errori tecnici dei compagni di grado inferiore, solo se autorizzati dal maestro e comunque il tutto deve avvenire con assoluta discrezione evitando di disturbare o distrarre gli altri. Nel caso contrario, quello che può aiutare il maestro nella lezione si trasforma in uno strumento che genera solo confusione.
Non si devono mai confondere le idee: nel dojo esiste un solo maestro e soltanto lui può designare un assistente che lo può coadiuvare nell’espletamento della lezione.
La situazione peggiore si ha quando la cintura di livello più basso cerca di correggere la cintura di livello più alto. Questo non si deve mai verificare, anche se la cintura più bassa è in grado di farlo. In quel caso si deve immediatamente chiamare il Maestro.
Fiducia
Un praticante serio è colui che ha fiducia nel proprio maestro. Quando l’allievo crede o sente di aver perso la fiducia nel maestro per qualunque motivo deve cambiare dojo, anche se il distacco, tranne casi particolari, non è mai indolore. L’importante che si faccia una valutazione attenta di tutti gli aspetti, lasciando a casa l’egoismo.
Egoismo
Il praticante serio non si comporta in modo egoistico e presuntuoso ma considera il fatto che la lezione non è privata e il maestro è lì per insegnare a tutti, con le difficoltà legate agli aspetti psicologici e motivazionali del gruppo.
Il concetto che segue, non è proprio una regola, ma rientra sicuramente in quello che a volte si riscontra nel comportamento umano (pochi esclusi) e fa riflettere sul significato di quegli atteggiamenti particolari, riferiti al nostro argomento centrale: la pratica del karate.
Un famoso proverbio recita: “Tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare”; e ancora: “Predica bene e razzola male”. Il primo possiamo riferirlo sicuramente alla pratica specifica, quando si devono tradurre le parole in fatti concreti, rappresentati dalla difficoltà di riuscire in una corretta esecuzione delle tecniche. Sono invece in strettissima relazione, quando sono riferiti al comportamento umano e chiariscono fin troppo quanto è grande e innata nell’uomo la contraddizione e come spesso (quasi sempre), grandi oratori hanno poi un comportamento decisamente distante da quelle che sono le loro parole. E’ pur vero che “nessuno è perfetto” e come ho precisato prima, ognuno di noi ha in sè un’innata contraddizione. Esistono però delle realtà umane dove queste contraddizioni sono presenti in una percentuale troppo grande. Qui entra in gioco la pratica del karate, la quale se orientata nella giusta “via” aiuta sensibilmente a migliorare in tal senso e pian piano, col tempo, la percentuale delle contraddizioni si abbasserà notevolmente e sarà gradualmente sostituita da una buona dose di razionalità. Questo però, si può realizzare solo se esiste una costante attenzione per migliorarsi, controllando tutte le reazioni e i comportamenti che potrebbero far entrare nelle contraddizioni citate prima. Se col tempo umilmente ci si accorge di non riuscire, si cercherà almeno di fare un buon uso del “dire” in modo da avvicinarlo e collocarlo con dignità nei confronti del “fare”.