La terminologia nella lingua giapponese in uso nel Karate differisce leggermente tra le diverse scuole. Succede infatti che per le stesse tecniche nei vari stili siano utilizzati termini diversi e contrari o addirittura tra di loro contraddittori. In alcuni casi ciò si verifica per una questione di traduzione dal Giapponese poiché in esso gli stessi ideogrammi si prestano a molteplici significati e possibilità di lettura, altre volte perché in uno stile, nel descrivere una tecnica o situazione, si dà importanza ad un particolare aspetto di questa; da ciò ne deriva l’utilizzo di parole diverse per definirlo o il diverso utilizzo delle stesse parole. Esempio lampante è la denominazione delle parate medie con l’avambraccio che nello stile Shotokan e nel Wado Ryu sono indicate con gli stessi termini soto e uchi uke, ma in modo esattamente contrario a seconda che si sottolinei la posizione di partenza (es: soto, dall’esterno nello Shotokan) anziché la posizione di arrivo (uchi: nel Wado Ryu verso l’interno).
Altre volte ancora ogni scuola definisce determinati movimenti e tecniche in modo del tutto autonomo rispetto alle altre. Logicamente sono termini che un Giapponese comprende senza molti problemi proprio perché nella cultura Nipponica vi sono modi di spiegare una determinata situazione, in modi diversi a seconda del contesto specifico in cui essa viene a trovarsi nel momento stesso in cui l’azione sta avvenendo.
Di seguito si troveranno esempi di come, nello stile Wado-Ryu, vengono denominate alcune situazioni e tecniche.